RASSEGNA STAMPA
IL SECOLO XIX - «C'è stata omertà dentro la polizia»
Genova, 20 maggio 2010
IL PM CHE HA GUIDATO L’INCHIESTA «C’È STATA OMERTÀ DENTRO LA POLIZIA»
Zucca: «Soddisfatti del lavoro svolto. Ma non giudico la politica»
«Se cancellassimo i filmati che sono stati al centro del processo Diaz, chi crederebbe a ciascuna delle novantatrè vittime del massacro?
Per la caserma di Bolzaneto, dove le vittime erano per gran parte le stesse, non c’erano immagini e le testimonianze di chi subì gli abusi sono bastate, ai giudici.
Ci dobbiamo domandare perché qui c’è voluto di più».
Il pm Enrico Zucca, appena diventato sostituto procuratore generale, sa quanto di più ha dovuto lavorare insieme al collega Francesco Albini Cardona per arrivare alla condanna
di tutti e, in primis, dei vertici della polizia.
Un lavoro controcorrente, assediato fuori e dentro il processo da forze contrastanti e «colpi bassi».
Dottor Zucca, il giudice ha condannato i vertici, la politica, il governo, ora, li assolve
«La politica ha tutto il diritto di fare le proprie valutazioni e non spetta a me rispondere.
Posso però dire che singoli fatti, in passato, sono stati
stigmatizzati anche con prese di posizioni forti.
Ora quel concentrato di violazioni dei diritti e atrocità commesse alla Diaz da una pluralità così ampia di persone, non solo non viene stigmatizzato, ma addirittura viene
negato».
Come lo spiega?
«All’interno delle forze di polizia non c’è stata in questi anni alcuna riflessione.
Non solo. Non è stato creato alcuno strumento per attuarla.
Abbiamo una magistratura tra le più indipendenti al mondo che deve occuparsi della devianza, e abbiamo una polizia che non si è dotata di alcuna struttura di autocontrollo».
La sorprende la presa di posizione del ministro dell’Interno?
«Non mi sorprende perché è impensabile che le amministrazioni seguano l’andamento giudiziario quando può durare anche nove, dieci anni.
Il problema è che bisogna intervenire prima, dall’interno.
Nessuno, tra l’altro, ha mai vietato agli indagati
di fare un passo indietro, nell’attesa di chiarire la propria posizione».
Invece non solo non lo hanno fatto, ma hanno ostacolato le indagini
«L’omertà, all’interno del corpo della polizia e della sua amministrazione, è stato un fenomeno contro il quale ci siamo scontrati più volte».
Da quando il giudice ha pronunciato la sentenza il suo telefono non smette di squillare
«Siamo imbarazzati. La parola complimenti, che sentiamo ripeterci continuamente, ci mette in difficoltà.
Siamo soddisfatti non del risultato, ma del lavoro che abbiamo fatto in tutti questi anni, anche in collaborazione
con gli avvocati delle parti civili, autori di un’opera immensa.
Il nostro dovere era di indagare sulle violazioni commesse, e questo è il nostro dato, il risultato che abbiamo
acquisito.
Non si processano le persone, ma i comportamenti».
Ora è possibile scrivere la storia definitiva di quei giorni
«Oggi sappiamo che c’è stata Bolzaneto, che c’è stata la Diaz. Sappiamo della violenza diffusa e gravissima, delle false prove.
Su questi fatti ci avevano chiesto di dimenticare.
Non lo abbiamo fatto.
Senza le indagini, per esempio, non avremmo mai saputo delle false molotov.
Ora quanto avvenuto in quella scuola non può più essere messo in discussione.
La Cassazione valuterà la legittimità della sentenza, non il merito».
E nel merito è stata ribaltata la sentenza di primo grado
«Io direi che ha corretto l’unica voce, quella del giudice Gabrio Barone, l’unica insieme a quella dell’ex aggiunto ora procuratore capo Francesco Lalla, a negare il coinvolgimento dei vertici della polizia.
Almeno altri dodici uomini e donne, al Riesame,
all’ufficio del giudice per le indagini preliminari, si sono pronunciati dal 2001 a oggi scrivendo negli atti quello
che ora il presidente Salvatore Sinagra ha sentenziato».